Per ottenere un ambiente che soddisfi i progetti di vita dei proprietari, ad un certo punto, chiuse le questioni prettamente "tecniche" si aprono quelle tecniche che lavorano sugli aspetti
percettivi.
In questo periodo mi sto ritrovando a lavorare parecchio con il color cobalto: i cui sali furono isolati durante il 1700 riscaldando una miscela di allume, di solfato di cobalto o d’allumina e di
fosfato di cobalto. Si tratta di un pigmento ricavato da un composto inorganico. Per meglio precisare, Giorgio Nebbia, chimico e Professore di Merceologia, ci insegna che per molto tempo il blu
fu ritenuto effetto della trasformazione del bismuto, fino al 1735, quando un chimico svedese, Georg Brandt, ha isolato i sali, il francese Luis-Jacques Thénard ha dimostrato che la
colorazione blu poteva essere ricavata dal cobalto, producendo tra l'altro un blu molto bello, stabile e particolarmente luminoso. Il re svedese a inizio 1800, fece costruire in Norvegia una
fabbrica di cobalto, per avere abbondanza di materia prima e utilizzare quel particolare blu nelle decorazioni.
L'aspetto chimico è particolare: adatto a tutte le tecniche, resistente agli agenti chimici e stabile, è stato utilizzato diffusamente dagli artisti per ampliare la tavolozza dei blu. Si tratta di un colore intenso, mescolato con bianchi produce gradazioni molto luminose, aggiunto al blu di Prussia ne attenua la tendenza a scurirsi.
Il nome deriva dal greco, ma il termine in dialetto sassone indica gli spiritelli dispettosi dei boschi, per questo si sostiene che i minatori tedeschi chiamavano Kobalt i minerali che alla fusione non davano metallo, supponendo che uno spirito maligno li avesse sostituiti al minerale argentifero.
Il cobalto si rinviene in natura allo stato di combinazione ed è stato riscontrato allo stato libero in alcune meteoriti.
Ha un suo ruolo ecologico della nuova era: infatti è componente delle batterie ricaricabili.
Piccola ulteriore nota aneddotica: il cloruro di cobalto è color magenta e l'ossido di cobalto è color antracite.